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L’inquinamento da ozono minaccia la sicurezza alimentare in Africa

Felicity Hayes, ecofisiologa vegetale dell’UK Centre for Ecology & Hydrology, studia l’impatto dell’inquinamento da ozono sulla produzione agricola e le conseguenze per gli agricoltori in Africa, Asia e Sud America.

I livelli di ozono superficiale sono aumentati in molte regioni del mondo a causa dell’inquinamento da monossido di azoto causato soprattutto dall’aumento del traffico. Secondo un recente studio, i livelli costantemente elevati di inquinamento da ozono in Asia costano a Cina, Giappone e Corea del Sud circa 63 miliardi di dollari all’anno in raccolti di riso, grano e mais persi.

“Il controllo dell’inquinamento atmosferico in Nord America e in Europa è riuscito ad abbassare i livelli di ozono.  Dobbiamo ripetere questo successo in tutta l’Asia orientale e meridionale”, ha affermato Kazuhiko Kobayashi, co-primo autore dello studio e professore all’Università di Tokyo.

L’ozono, un gas che si forma quando la luce solare e il calore interagiscono con le emissioni di combustibili fossili, può causare perdite sostanziali per gli agricoltori, suggerisce la ricerca della Hayes, facendo invecchiare rapidamente le colture prima che raggiungano il pieno potenziale produttivo e diminuendo la fotosintesi, il processo mediante il quale le piante trasformano la luce solare in cibo.

L’impatto negativo dell’inquinamento da ozono sui raccolti

Rappresenta il 12,4% delle perdite globali di resa in semi di soia e il 7,1% delle perdite globali di resa in frumento e, come tale, ha un impatto considerevole sugli obiettivi di sviluppo sostenibile, in particolare SDG 2 (fame zero), SDG 13 (azione per il clima), SDG 3 (buona salute e benessere) e SDG 15 (vita sulla terra).

Secondo i modelli dei vari esperimenti eseguiti in questi studi, si è scoperto che una media del 33% del raccolto di grano cinese viene perso ogni anno a causa dell’inquinamento da ozono, con il 28% perso in Corea del Sud e il 16% in Giappone.

In Africa, i monitoraggi dell’inquinamento da azoto sono scarsi e assenti del tutto. Ma, nel continente africano, dove si prevede un imponente aumento demografico entro la prima metà del secolo con conseguente aumento del traffico e di incendi dei rifiuti, i danni da ozono potrebbero diventare devastanti soprattutto per i piccoli agricoltori del Sahel.

Sicurezza alimentare a rischio

Sono molti i processi vegetali interessati dall’inquinamento da ozono, tra cui fotosintesi ridotta, meno foglie, invecchiamento accelerato, rapporto tra radici e germogli ridotti e lentezza stomatica. In pratica, secondo la Hayes, l’inquinamento da azoto costituirebbe una vera e propria minaccia per la sicurezza alimentare di milioni di persone.

Nella stratosfera, l’ozono protegge la Terra dai raggi ultravioletti del sole. Più vicino alla superficie del pianeta, può danneggiare piante e animali, compresi gli esseri umani. Gli agricoltori spesso non capiscono quale sia il problema: “Molti sintomi (dell’ozono) possono essere confusi con acari o danni fungini”, ha affermato Lena Durocher-Granger, entomologo del CABI. “Gli agricoltori potrebbero continuare ad applicare fertilizzanti o sostanze chimiche pensando che sia una malattia, ma è inquinamento da ozono”.

Il cambiamento climatico potrebbe anche accelerare le cose. Nuove ricerche in Africa suggeriscono che temperature più calde potrebbero peggiorare il problema poiché possono accelerare le reazioni chimiche che creano ozono.

Colture più resilienti e diversificate

Intanto, si stanno studiando varietà resilienti e trattamenti locali adeguati e diversificati.

Hayes e i suoi colleghi hanno scoperto che alcuni prodotti di base africani sono più colpiti di altri. Hanno scoperto che l’inquinamento da ozono potrebbe abbassare i raccolti di grano subsahariano fino al 13% e i fagioli, fonte di proteine in Africa, potrebbero andare peggio, con perdite di resa stimate fino al 21%.

Il miglio invece che sembra più resistente all’ozono potrebbe diventare una efficace soluzione per gli agricoltori africani.

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