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Una visione One-Health per la salute delle piante e per riparare l’agricoltura

L’evoluzione dei sistemi alimentari globali e il miglioramento delle varietà di colture hanno consentito a centinaia di milioni di persone di raggiungere una certa sicurezza alimentare e nutrizionale.

Un insieme di fattori, tuttavia, tra cui il cambiamento climatico, lo scambio di germoplasma e il commercio alimentare internazionale mettono a rischio la salute delle piante e di conseguenza l’agricoltura da cui dipendono i sistemi alimentari di tutto il pianeta. La questione della salute delle piante è quindi al centro di una ricerca di nuovi approcci che combinino punti di vista e tecnologie in modo produttivo ed efficiente.

Come migliorare l’agricoltura per anticipare e adattarsi alle sfide future?

I sistemi alimentari forti dipendono da piante sane, i piccoli agricoltori nei paesi più poveri dovranno essere dotati di informazioni e supporto pertinenti per garantire una produzione alimentare adeguata anche nel futuro. Esperti di tutto il mondo hanno concluso che un approccio One Health possa essere la soluzione più efficace poiché la salute di persone, animali, piante e dei loro ambienti è strettamente interconessa. In questo approccio, le pratiche agricole e i risultati sulla salute delle piante sono entrambi determinati e contribuiscono alla salute ecologica, animale e umana.

L’approccio One Health nasce dalle preoccupazioni sulle malattie zoonotiche e su come possano trasferirsi dagli animali agli esseri umani. One Health nasce quindi come una collaborazione tra veterinari e scienziati della salute pubblica per sviluppare protocolli in grado di rilevare e prevenire la diffusione di agenti patogeni dagli animali all’uomo. Più recentemente, questo approccio è stato ampliato per includere l’agricoltura e l’ambiente e di conseguenza la salute delle piante.

One Health è, quindi, un approccio integrato e unificatore che mira a bilanciare e ottimizzare in modo sostenibile la salute di persone, animali ed ecosistemi. Riconosce che la salute degli esseri umani, degli animali domestici e selvatici, delle piante e dell’ambiente in generale sono strettamente collegati e interdipendenti.

Al momento, l’One Health relativo alle piante è ancora in una fase iniziale in attesa di approcci intersettoriali più approfonditi e più inclusivi. L’obiettivo è ottenere e mantenere piante sane i cui benefici collaterali si estendano sugli animali, sull’ambiente e sugli esseri umani.

In quest’ottica un team di scienziati ha pubblicato un editoriale sulla rivista CABI Agriculture and Bioscience in cui suggeriscono che una prospettiva One Health può aumentare la sicurezza alimentare grazie alla salute delle piante.

Riparare l’agricoltura

Per comprendere la dimensione e la portata dell’interconnessione tra i diversi settori dell’agricoltura e dell’ambiente, Navin Ramankutty, professore e cattedra di ricerca canadese in Global Environmental Change and Food Security presso l’Università della British Columbia , ha presentato alcuni fatti:

“Con la nostra popolazione in crescita, sappiamo che è necessario più cibo per stare al passo con quella crescita. Ma l’agricoltura contribuisce già per il 34% alle emissioni mondiali di gas serra, utilizza il 75% della nostra acqua dolce ed è il principale fattore di perdita di biodiversità, soprattutto per gli uccelli. Quindi la sfida è come aumentare la produzione per nutrire il pianeta senza intensificare l’impatto dell’agricoltura sull’ambiente. Riparare l’agricoltura è fondamentale per la salute umana e del pianeta.

Nell’editoriale, gli scienziati sostengono che una prospettiva One Health, implementata utilizzando gli strumenti dell’analisi costi-benefici, può aiutare a ottimizzare i benefici netti della protezione delle piante, realizzando guadagni di sicurezza alimentare riducendo al minimo gli impatti non intenzionali su persone, animali ed ecosistemi causati da pratiche sulle piante.

In precedenti webinar e studi sull’argomento, per esempio, si è rilevato come l’utilizzo di letame e acque reflue per fertilizzare le colture alimentari costituiscano un rischio per la salute umana.

L’uso di pesticidi a basso costo ma altamente tossici, o l’uso imprudente di antimicrobici, implicano compromessi tra i redditi degli agricoltori e il bene pubblico.

I metalli pesanti, presenti nel suolo o nell’acqua di irrigazione a causa di attività industriali a monte o di smaltimento dei rifiuti possono essere assorbiti dalle colture alimentari, contribuendo a probemi sanitari e alle disabilità intellettive. La modifica del suolo con sostanza organica, per esempio, può ridurre l’assorbimento di metalli pesanti da parte delle piante e quindi dell’alimentazione umana.

Il ruolo dello stato nelle catene del valore degli alimenti

A che punto delle catene alimentari è più efficace affrontare le minacce alla sicurezza alimentare per la salute umana derivanti dalle misure fitosanitarie?

Tra le varie opzioni, le più probabili sono:

  1. Lungo la catene di approvvigionamento agrochimiche limitando la disponibilità delle sostanze chimiche più tossiche.
  2. In azienda: educare gli agricoltori, rendere accessibile la tecnologia sicura, monitorare le pratiche.
  3. Influenzare la scelta del consumatore attraverso l’etichettatura al dettaglio.
  4. A livello familiare attraverso l’educazione dei consumatori.

Come si vede, è un settore complesso, servono studi internazionali e multidisciplinari, competenze in protezione delle colture, nutrizione umana, biotecnologie, allevamento, scienze mediche, sistemi di allevamento, genere e agronomia.

Il ruolo dello stato dovrebbe includere il rafforzamento delle capacità lungo la catena del valore e la garanzia della sicurezza e della qualità dei prodotti agrochimici disponibili.

 


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One Health High-Level Expert Panel (OHHLEP)